Partiamo con una frase fatta: la mia generazione è cresciuta nel mezzo del boom tecnologico! Sarà un cosa scontata ma è vera: siamo stati accompagnati da una vera e propria esplosione di tecnologia, in una corsa
velocissima all’ultima novità. Così tutto è già vecchio ancora prima di comprarlo, figuriamoci ad usarlo. Comunque sia, rimaniamo stritolati nel meccanismo della semplificazione della comodità a tutti i costi, in cui elettrodomestici e telecomunicazioni la fanno da padroni. Molte menti di ingegneri, matematici, informatici si sforzano ogni giorno di scoprire e servire le nostre teste svogliate, gli strumenti per non pensare più: invenzioni che ci aiutano ad azzerare il tempo intorno, per scoprire che alla fine non abbiamo mai tempo per fare niente! Risultato: alla prima, stupida moltiplicazione, cerchiamo nei paraggi una calcolatrice. Troppe invenzioni stanno annullando i nostri istinti; non ci ricordiamo più come ci si perde per trovare una strada, com’è facile essere nel panico quando si deve fare una telefonata e non abbiamo una moneta in tasca, oppure, e questa è la più grave, non sappiamo più cosa significa emozionarsi davanti a un foglio di carta bianco. Quelle sensazioni che da piccoli abbiamo provato con le prime lettere d’amore, quel terrore nel scriverle e nel leggerle, dove una A venuta un po’ tremolante veniva mascherata con un disegno, dove qualche ragazzina più spregiudicata, spiaccicava un bacio col rossetto della mamma e lo impreziosiva con un cuore profumato. Poi si cresce, e quelle lettere ci sembrano un po’ ridicole ma ci fanno tenerezza. Nella corsa degli anni invidiamo noi stessi per essere stati capaci di essere così ridicoli, oggi che ogni cosa ci crea un mare di problemi. Capita ancora di scrivere, ma siamo sempre frenati di fronte a un biglietto di auguri sintetico e gelido, oppure quando molliamo i freni, esageriamo, e tiriamo giù pagine e pagine di parole che nessuno leggerà mai. Ma non tutto è perduto!! Io sono sempre convinto che con una penna in mano si possano fare scoperte eccezionali su se stessi; se vogliamo ancora ci sappiamo regalare a qualcuno per quello che siamo. Sicuramente si possono creare catastrofi, ma mai più inutili e tristi di un messaggio pieno di abbreviazioni su un display di un telefono. Per la paura di perdere il nostro credito sulla ricarica, perdiamo molto ma molto di più. Quando scrivo, vivo tutto molto più intensamente perché sento il significato di quello che vedo comporsi, mi conosco e mi faccio conoscere; perché è proprio vero che una cosa scritta da te non è mai tua se nessuno la legge. Allora mi rincuora sentire che a Londra vanno di moda i giovani scrittori! Eh sì, una cosa di altri tempi ma sembra proprio che sia diventato trendy, per i miei coetanei londinesi, scrivere romanzi. Quindi se in un posto dove si creano le mode, va di moda scrivere, vuol dire che c’è ancora una speranza… si può sopravvivere alla corsa se riusciamo a fare a meno della parte tecnologica del nostro modo di comunicare, o almeno sfruttiamo al meglio il suo potenziale. Bisogna avere più coraggio, essere capaci di scrivere ma soprattutto essere in grado di leggere. Perché, alla fine, uno può avere anche le migliori intenzioni del mondo nello scrivere qualcosa, ma se dall’altra parte non viene interpretata nel modo giusto, o abbiamo sbagliato le parole o abbiamo sbagliato persona. © 1973-2006 giorgioaureli.com |