: La signora in nero

Non so se per scaramanzia o per il fatto di non avere le parole giuste, ma non mi sono mai permesso di scrivere niente sulla “signora in nero”: la morte! È che ti ritrovi nello scorrere degli anni con il solo sfiorare di volta in volta questo terribile argomento.
Ogni giorno siamo bombardati praticamente solo da notizie di morte che ci provengono da tutto il mondo; sì perché i milioni di nascite, i miliardi di sorrisi che sono l’energia di questo pianeta, quelli no, quelli non fanno notizia.
Ci siamo abituati  a queste immagine di stragi, sangue, fiamme che portano solo disperazione e pianto, e qui la parola “abituati” fa più paura della morte stessa. La finestra su tutto il brutto che c’è in giro è sempre la tv, e anche se quelle scene ci inorridiscono e ci imbarazzano, il vetro della televisione le filtra e raffredda tutto. Ci sentiamo dispiaciuti ma al sicuro. Commentiamo quello schifo ma in un attimo sappiamo andare avanti a mangiare il nostro pranzo, magari, che umanamente è proprio un controsenso a quell’orrore.
Questo è il quotidiano, quello che ci accade sempre, ma quando meno te lo aspetti, la sensazione gelida della morte ti si scaraventa addosso: un incidente, la scossa di un terremoto, un conoscente, una persona cara che ti viene a mancare. E’ lì, che nella sua massima espressione negativa, la vita si rivela nella sua magnifica grandezza. Ti senti i brividi, sei pallido, confuso, hai voglia di spaccare tutto oppure finalmente riesci a piangere. Torni bambino perché è l’unico modo per affrontare gli argomenti da grandi. L’Argomento da grandi! L’umiltà di saper riconoscere la propria dimensione, minuscola, insignificante e per questo grandissima, ti dà il diritto di saperlo affrontare.
Siamo in balia di un destino che ci prende e ci tiene fino a che vuole lui, poi ti molla, sempre quando vuole lui o quando sei tanto debole da forzarlo. Siamo in grado allora di fare solamente domande a cui sappiamo di non dare risposte. Ci danniamo perché non riusciamo a capire che tipo di giustizia c’è nel veder morire un bambino. Ma poi la forza della vita ci fa ragionare su ragioni che non esistono e ci regala il tempo per darci la forza di distendere la fronte e asciugare lacrime che non sanno bagnare abbastanza. Si riesce a crescere e ad essere così capaci di rispettare la morte perché è l’espressione massima della vita stessa; le dà il valore immenso che si merita, facendoci alzare ogni volta per goderci intensamente ogni singolo momento, adesso, sempre.




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